Il 5 giugno Enrico Ruggeri compirà 67 anni. Nel suo libro “40 vite”, pubblicato da La nave di Teseo, Ruggeri offre un bilancio personale della sua vita, raccontata attraverso 40 album.
Enrico Ruggeri senza peli sulla lingua sul lockdown
Nel corso di un’intervista con il Messaggero, ha espresso critiche al panorama musicale attuale, evidenziando come sia cambiato rispetto al passato. Secondo lui, oggi la musica è dominata dall’uso dei computer e la creatività pura è meno presente, focalizzata più sul mercato che sull’arte vera e propria.
Ruggeri, pur non volendo apparire come un “nostalgico”, ha messo in luce come i nuovi artisti sembrano mancare di una cultura profonda, paragonando i loro testi a semplici messaggi di Whatsapp. Ha elogiato artisti come De Gregori, De André e Battiato per aver coltivato un mondo interiore ricco prima di scrivere musica.
Il cantante ha ottenuto grandi successi anche scrivendo per altri, come “Il mare di inverno” per Loredana Berté e “Quello che le donne non dicono” per Fiorella Mannoia. Ruggeri ha commentato di essere apprezzato dal pubblico ma meno dalla stampa, a causa della sua non appartenenza al mainstream di sinistra, un tema che ha toccato anche riguardo le sue esperienze scolastiche a Milano, dove si è sempre opposto al “pensiero unico di sinistra”.
Per quanto riguarda la politica, Ruggeri si descrive come un uomo libero, capace di avere posizioni sia di destra che di sinistra. Ha discusso anche il governo di Giorgia Meloni, sottolineando una maggiore apertura mentale rispetto ai precedenti governi, nonostante le critiche dell’opposizione e di alcuni media.
Infine, ha toccato il tema del lockdown, definito come l’unica “dittatura” che abbia mai conosciuto, ricordando gli eccessi nelle misure restrittive, come l’impossibilità di uscire senza Green pass e le persecuzioni per chi cercava di evadere le regole. Queste esperienze gli hanno ricordato il clima di paura e repressione degli anni ’70 a Milano, evocando ricordi di violenze e intimidazioni politiche di quel periodo.