Una tragica vicenda di presunta malasanità è venuta alla luce a Lecce, dove una donna di 69 anni, dopo aver atteso inutilmente per oltre sei ore e mezzo al pronto soccorso dell’ospedale Vito Fazzi, è stata colpita da un aneurisma cerebrale. La notte tra il 18 e il 19 febbraio, la signora, residente a Cavallino, nonostante avesse già cercato aiuto in precedenza per intensi mal di testa, è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico. Da allora, si trova in uno stato vegetativo in una struttura sanitaria, dove i tentativi di riabilitazione sembrano destinati al fallimento. La Procura di Lecce ha aperto un’inchiesta, inserendo nel fascicolo d’indagine i nomi di quattro medici e altrettanti operatori sanitari del reparto di pronto soccorso.
Le denunce e le incongruenze nel trattamento ricevuto
Il caso ha sollevato numerosi interrogativi riguardo la gestione dei pazienti e l’adeguatezza delle cure erogate. Secondo la ricostruzione fornita dai familiari della donna, con l’assistenza del loro avvocato, l’anziana aveva inizialmente chiamato il 118 per forti mal di testa il 16 febbraio, ma era stata dimessa dopo una breve visita senza accertamenti approfonditi.
Nonostante la persistenza dei sintomi, il successivo accesso al pronto soccorso il 18 febbraio ha visto un altro trattamento superficiale, con la prescrizione di una “terapia blanda” e l’assegnazione di un codice verde, indicativo di una minore urgenza. Questa sottovalutazione della gravità della sua condizione ha avuto conseguenze devastanti, culminando nell’ictus cerebrale che ha richiesto un intervento chirurgico d’urgenza quella stessa notte.
Risposte insoddisfacenti e mancanza di chiarezza da parte dell’ASL
Il legale della famiglia, sostenendo la gravità della situazione, ha criticato l’assenza di procedure diagnostiche più incisive, come una TAC, che avrebbero potuto identificare tempestivamente i rischi per la paziente. Al momento, l’ASL non ha fornito dettagli o commenti ufficiali riguardo l’apertura di un’indagine interna o le misure adottate in risposta al caso. La famiglia, ora, attende con ansia i risultati dell’inchiesta sperando che possa fare luce su una serie di eventi che hanno irrimediabilmente cambiato la vita di una donna e messo in discussione la sicurezza dei pazienti all’interno del sistema sanitario locale.