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Olimpiadi 2024, Angela Carini non ha salutato Imane Khelif sul ring: ecco il perchè

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Durante le Olimpiadi, l’incontro di boxe tra Angela Carini e l’algerina Imane Khelif si è concluso in modo inaspettato dopo soli 45 secondi. Angela Carini, una delle promesse italiane nel pugilato, ha abbandonato il match a causa di due colpi particolarmente pesanti ricevuti. Emanuele Renzini, direttore tecnico della squadra azzurra di pugilato, ha spiegato che non c’è stata alcuna premeditazione nella decisione di Carini di ritirarsi, ma che è stata una mossa dettata dal dolore e dalla sorpresa. Sul mancato saluto a Khelif, Renzini ha chiarito che l’assenza di un gesto di cortesia formale tra le atlete è stata causata principalmente dalla delusione e dal disappunto di Carini per come sono andate le cose.

Sentimenti Forti e Preparazione Intensa Pre-Gara

Renzini ha ulteriormente dettagliato che Carini ha lavorato duramente per qualificarsi alle Olimpiadi e sperava in un debutto olimpico meno traumatico. “Era rammaricata, nervosa, dispiaciuta per come si è concluso il suo percorso olimpico,” ha affermato Renzini, sottolineando che non c’era alcuna animosità personale tra Carini e Khelif. Ha ricordato che le due si conoscevano da quando si erano allenate insieme ad Assisi, nel centro federale. L’intenzione di Carini era quella di competere al meglio delle sue possibilità, non di evitare il confronto.

Olimpiadi 2024, Angela Carini non ha salutato Imane Khelif sul ring: ecco il perchè

La Decisione di Ritirarsi e Le Implicazioni Future

Il direttore tecnico ha condiviso che dopo aver ricevuto i colpi, Carini ha espresso immediatamente il desiderio di non continuare. “Ha subito un paio di colpi pesanti, ha sentito dolore e mi ha detto ‘Maestro, mi fa male il naso, non voglio continuare” ha raccontato Renzini. Nonostante fosse stata incoraggiata a terminare almeno il primo round, Carini si è avvicinata nuovamente a Renzini, dichiarando decisamente di voler terminare l’incontro. Questa decisione è stata presa per proteggere la sua salute fisica, mostrando un alto livello di autoconsapevolezza e responsabilità. La sua scelta, benché difficile, pone in luce l’importanza del benessere dell’atleta oltre la mera competizione sportiva.

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