Dopo il ritiro di Angela Carini dal match di pugilato alle Olimpiadi di Parigi 2024, che ha generato non poche polemiche, è intervenuto per la prima volta Omar Khelif, il padre di Imane Khelif, l’altra protagonista dell’incontro. Con tono difensivo e orgoglioso, Omar ha rotto il silenzio mediatico parlando della figlia e della sua straordinaria forza di volontà, che la porta ora a competere per una medaglia d’oro. “Mia figlia è una ragazza, l’ho cresciuta per essere laboriosa e coraggiosa”, ha dichiarato, ribadendo il suo supporto incondizionato nonostante le continue polemiche riguardanti l’idoneità di genere di Imane, scatenate dalla sua precedente squalifica ai Mondiali di Nuova Delhi per i suoi livelli di testosterone.
Il sostegno di un padre tra speranze olimpiche e sfide passate
Omar Khelif ha esaltato il percorso di Imane, non solo come atleta ma anche come simbolo di tenacia femminile in Algeria, un Paese dalle radici conservative dove il pugilato femminile può ancora essere visto come un tabù. Ha espresso fiducia che Imane non solo vincerà l’oro ma anche che “alzerà la bandiera nazionale” a Parigi, a simboleggiare non solo un trionfo sportivo ma anche una vittoria culturale e sociale. Il padre ha anche ricordato la resistenza mostrata da Imane nel confronto con Carini, sottolineando come la superiorità fisica e mentale di sua figlia fosse evidente durante l’incontro, pur nel rispetto dell’avversaria italiana.
Dalla dura infanzia ai riflettori globali: la storia di Imane Khelif
Prima di diventare una delle figure più discusse di queste Olimpiadi, Imane ha vissuto un’infanzia di sacrifici nel villaggio di Tiaret in Algeria, dove ha dovuto combattere contro pregiudizi culturali e economici. Vendendo rottami metallici e aiutando la madre a vendere couscous, Imane si è fatta strada nella vita e nello sport, spinta da un desiderio ardente di eccellere nella boxe, un campo dominato tradizionalmente dagli uomini. Questo background ha forgiato il carattere di una donna che oggi si trova al centro di un dibattito internazionale su equità, identità di genere e diritti degli atleti, mostrando come le sue battaglie dentro e fuori dal ring siano intrecciate in una lotta più ampia per il riconoscimento e la giustizia.