Quando ero al settimo mese di gravidanza, ho scoperto che mio marito mi tradiva. La notizia mi ha sconvolta a tal punto da finire in ospedale. In quel momento di estrema fragilità, mio marito ha fatto le valigie ed è andato a vivere con la sua amante, lasciandomi sola e disperata. Mi trovavo sdraiata sul letto d’ospedale, attaccata a una flebo, in lacrime, quando la mia suocera è entrata nella stanza.
Si è seduta sul bordo del letto e ha detto con una schiettezza disarmante: “Lena, non ti ho mai apprezzata molto, e il nostro rapporto non è mai stato buono. Ma penso che quello che mio figlio ha fatto sia disgustoso. Mi dispiace di non averlo educato meglio. Non saremo amiche, ma stai portando sotto il tuo cuore mio nipote, e io sono qui per te.”
Quelle parole, pur prive di calore emotivo, mi hanno sorpreso. Da quel momento, la sua presenza è stata fondamentale. Mi ha portato un pigiama, delle pantofole, una tazza e del cibo fatto in casa. Quando sono stata dimessa, è stata lei a venirmi a prendere e a offrirmi un posto dove stare. Non avendo più i miei genitori e non potendomi permettere di affittare un appartamento come facevo prima, ho accettato il suo aiuto.
Oggi vivo a casa sua con la mia bambina, e la sua presenza è diventata un sostegno prezioso. Si occupa spesso di mia figlia, aiutandomi in mille modi. Nonostante il passato difficile e le differenze tra noi, sono profondamente grata per il suo aiuto e per il legame che, inaspettatamente, si è creato. In un momento di buio, ha dimostrato un’umanità e una forza che non dimenticherò mai.