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Il linguaggio universale dei neonati – Quando suoni e gesti diventano parole

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Esiste un linguaggio, fatto di suoni e piccoli gesti: è quello dei neonati ed è una sorta di linguaggio universale, perché comune a tutti loro.

Per tutti i neo genitori, all’inizio è difficile capire cosa vuole il proprio bambino, di cosa ha bisogno. Cosa cerca di comunicare in determinati momenti.

Una piccola guida che raccoglie i gesti e i suoni più comuni, può rivelarsi utile, quando non addirittura preziosa.

Vediamo allora di tradurre in parole queste piccole forme di comunicazione.

– Quando i bambini piangono

Sino al quarto mese circa, il pianto rappresenta la forma di espressione che un neonato ha a disposizione per parlarci dei suoi bisogni.

Può essere un pianto di dolore, di fame, di bisogno di attenzione.

Vediamo le caratteristiche di quelli più frequenti.

Abbiamo un pianto di dolore, forte, continuo, altalenato a momenti nei quali assume quasi le caratteristiche della disperazione.

Diverso da quello per fame, che all’inizio è meno intenso e tende a smorzarsi se il piccolo viene preso in braccio, per poi ricominciare vigoroso.

Queste forme sono diverse da quelle che vogliono comunicare noia o stanchezza, di solito caratterizzate da espressioni meno violente e subito placate se il bebè ottiene attenzione e coccole.

Quando emettono suoni e gorgoglii!

La pediatra australiana Dunstan, che oggi dirige un centro a favore dei genitori alle prime armi, afferma che sino ai 4 mesi i bambini emettono pressochè tutti gli stessi suoni per comunicare i loro bisogni.

Quindi, se il classico ” Neh” ( Gne) che si genera quando il neonato preme la lingua contro il palato ed indica la fame, il sentire ripetutamente il suono ” Heh” indica un disagio, non particolarmente pesante ancora, ma costante.

I movimenti

Molto interessanti sono anche le interpretazioni sui principali movimenti dei bambini.

Il classico segnale di stringere i pugni richiama l’attenzione sulla fame, mentre se il bimbo ha appena finito di mangiare, può segnalare un inizio di coliche.

Così come quando è disteso tende a piegare le ginocchia tentando di raggomitolarsi.

Simpatico il girare la testa ripetutamente e in maniera ritmica, che indica la volontà di esplorare e di auto – calmarsi, soprattutto quando arriva in un posto nuovo o riconosce un luogo a lui non sempre gradito.

Mentre quando si afferra le orecchie ci sta dicendo che comincia a conoscere il suo corpo ed a riconoscerlo.

Quando invece alza le braccia bruscamente comunica uno spavento ed il bisogno di essere rassicurato.

L’invito ad essere preso in braccio e tenuto stretto è sempre manifestato con il movimento delle braccia, ma con ritmi meno bruschi.

I genitori insegnano, i genitori imparano e speriamo che questo articolo sia stato utile in questo senso.
Condividetelo con i vostri amici, lo apprezzeranno!

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