Giorgia Meloni vorrebbe proporre delle importanti e considerevoli novità in campo pensionistico, mediante l’introduzione di un’opzione Uomo. Per comprendere di cosa si tratti, é necessario riassumere brevemente i caratteri di Opzione donna che la Meloni vorrebbe anche prorogare. Per poter accedere ad Opzione donna, é necessario aver maturato determinati requisiti entro il 31 dicembre dell’anno scorso.
Ad accedervi, potranno essere solo le donne nate entro il 1963. Nel caso di lavoratrici autonome, il termine passa all’anno 1962. Tuttavia, va precisato che si sta cercando di spostare tale limite al 1964, ipotesi poco verificabile nella pratica, dato che il Governo Draghi sembra aver rimescolato un po’le carte.
Sempre a proposito di Opzione donna, per le lavoratrici dipendenti la pensione decorre dopo 12 mesi, mentre per quelle autonome dopo 18. Anche per questo, la misura é apparsa sostenibile a Giorgia Meloni che vorrebbe, di fatto, prorogarla. Inoltre, con Opzione donna é possibile andare in pensione già a 58 anni, 59 per le lavoratrici autonome, purché si abbiano almeno 35 anni di contributi. Vediamo quali novità vorrebbe introdurre la Meloni.
Giorgia Meloni, novità in arrivo: una riforma delle pensioni sostenibile
Giorgia Meloni, stando a quanto si legge su Repubblica, vorrebbe estendere Opzione donna anche agli uomini, per cui questi potranno andare in pensione a 58 anni con un ricalcolo contributivo dell’assegno. Dunque, si punterà ancora sul metodo contributivo che é alla base del nostro sistema pensionistico, come illustrato ampiamente da Mario Draghi.
Tuttavia, Giorgia Meloni potrebbe incontrare delle difficoltà, dovute ad alcune emergenze a cui far fronte, emerse con la legge di Bilancio 2023, sia in fatto di aumento del costo dell’energia sia in fatto di stipendi. Insomma, la Meloni si prepara ad affrontare un periodo tutt’altro che semplice, con diversi problemi a cui far fronte. Le consultazioni avverranno in settimana, in presenza di Matteo Salvini, che vorrebbe Quota 41 per tutti, e Giorgia Meloni.
Per il momento non sembra possibile cancellare la legge Fornero, anche se si punta a renderla più ”morbida”, sempre in un’ottica di riforma sostenibile. Bisogna tener presente che il sistema retributivo, che si applica per quella parte di contributi antecedente al 1 gennaio 1996, o al 1 gennaio 2012 in altri casi, risulta essere più vantaggioso rispetto al sistema contributivo. Anche di ciò dovrà tener conto Giorgia Meloni, non dimenticando che si potrebbe arrivare ad una penalizzazione del 30% dell’assegno, operando un ricalcolo con il contributivo. Dunque, c’é da stare attenti, per cui anche i Sindacati hanno chiesto una riforma, indipendentemente da ricalcolo contributivo, per coloro che anticipano il collocamento in quiescenza. Dunque, non resta che attendere le riforme auspicate dal nuovo Governo che dovrà agire con prudenza, considerando soprattutto l’attuale situazione economica del nostro Paese.
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