Dopo la scomparsa di Lando Buzzanca si parla di eredità, per via dei turbolenti rapporti tra la sua compagna ed i suoi eredi diretti. Il popolare attore che si è spento lo scorso 18 dicembre, all’età di 87 anni negli ultimi tempi aveva fatto parlare l’opinione pubblica per via delle sue precarie condizioni di salute dopo una rovinosa caduta. Le polemiche si sono accese per via degli attriti sorti tra la compagna dell’attore, Francesca Della Valle, il medico personale di Buzzanca e suo figlio Massimiliano.
Il figlio dell’attore nel raccontare gli ultimi istanti accanto al padre ha descritto la sua condizione di sofferenza: “Negli ultimi giorni era più affaticato, come se non avesse più forze. Ieri quasi si stava per alzare dal letto, come se mi volesse salutare, come se mi avesse riconosciuto. Sembrava volermi dire qualcosa. Gli ho detto ‘Papà stai fermo, stai seduto. Secondo te tra noi c’è bisogno di parlare?’. Gli ho fatto una carezza e l’ho lasciato dormire”.
Lando Buzzanca, le accuse del figlio
Ma le discussioni non si sono placate dopo la morte di Lando Buzzanca per via dell’invettiva lanciata dalla sua compagna: “Lando è stato ammazzato e voi, pubblico onesto, lo sapete. Era pericoloso, ormai! L’applicazione della legge 6/04, voluta dalla famiglia ‘amorevole’, lo ha condotto in un Hospice, luogo di morte. Io non mi fermo, non temete! Continuerò perché sia fatta giustizia. Lo devo a Lando, lo devo agli 800 mila amministrati, lo devo al suo pubblico”.
Le cose si sono complicate, i figli di Buzzanca hanno annunciato una querela contro la donna appellandosi ad una sentenza in base alla quale lei non ha diritto nei confronti di Lando Buzzanca, come confermato da Massimiliano a Storie Italiane.
“Papà non ci riconosceva più da mesi ma credo abbia avuto un moto di riconoscimento sabato e credo, e spero, mi abbia riconosciuto quando lo abbiamo trasportato qui a Villa Speranza dal Gemelli. Poco prima che arrivasse la lettiga stava ‘lallando’ non si capiva quello che diceva. A un certo punto mi ha guardato e mi ha detto tre volte ‘ti amo’. Che per un uomo che non ha mai detto ti amo nemmeno alla propria moglie, mi è sembrato strano. Non ho capito se quel “ti amo” fosse un ti voglio bene perché mi aveva riconosciuto […]”.