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“Patriarcato? Che coraggio”, “Meloni pericolosa”: scoppia la polemica tra la premier e Gruber

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L’omicidio di Giulia Cecchettin ha scosso l’Italia, sollevando questioni delicate sulla violenza contro le donne e generando un acceso dibattito politico. Al centro di questo dibattito, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso forte disappunto per la strumentalizzazione politica di questa tragedia.

Meloni ha criticato coloro che hanno usato l’evento per attaccare il governo. “Non so come facciano certe persone a trovare il coraggio di strumentalizzare anche le tragedie più orribili pur di attaccare il governo”, ha affermato, sottolineando un senso di unità nazionale che sembrava essersi formato attorno a questa tragedia. (Continua dopo il post)

La situazione si è intensificata quando Lilli Gruber, giornalista di La7, ha criticato il governo, accusando Meloni di rappresentare una “cultura patriarcale”. Meloni ha risposto, rifiutando tali affermazioni e citando la sua storia familiare come prova della sua opposizione a tale cultura. (Continua dopo la foto)

Gruber ha poi risposto con un commento che ha suscitato ulteriori discussioni: “Ringrazio Giorgia Meloni per l’attacco che considero una prima dimostrazione della sua volontà di aprire un dialogo costruttivo con la stampa, un esercizio di democrazia al quale lei è poco abituata. Le porte di Otto e mezzo sono sempre aperte. Ritengo comunque che sia sempre pericoloso, per il buon funzionamento democratico, quando un/una presidente del Consiglio attacca direttamente la stampa e singoli giornalisti. Per fortuna, il diritto al pensiero libero e critico è ancora ben tutelato dalla nostra Costituzione”.

Francesco Lollobrigida, ministro e cognato di Meloni, ha difeso la Presidente, sottolineando il suo ruolo di leader e la sua ascesa al potere grazie al voto popolare. Ha criticato l’attacco alla famiglia come un tentativo di trovare punti deboli dove non ce ne sono.

Domenica Spinelli, senatrice di Fratelli d’Italia, ha aggiunto la sua voce al dibattito, criticando il modo di fare giornalismo di Gruber e sottolineando come anche certi approcci mediatici possano essere considerati una forma di violenza.

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