Aldo Grasso, critico tv che firma le sue pagelle e delle impietose filippiche sul Corriere della Sera ha commentato a muso duro Ilary Blasi ed i programmi che popolano la televisione generalista, bocciando senza appello i reality in onda in casa Mediaset e non solo.
La penna acuminata nella sua rubrica ha fatto un’analisi severa sull’offerta televisiva che si manda in onda nell’ultimo periodo sulle cosiddette reti ammiraglie: “Non ho mai usato le trasmissioni come grimaldelli sociologici, perché non lo sono. Ironicamente si può dire che il Festival di Sanremo, o qualcosa del genere, è lo specchio del Paese ma la cosa poi finisce lì. Da un po’ di tempo, però, è come se le reti ammiraglie avessero terminato la loro carica propulsiva, fossero esauste, procedessero per forza d’inerzia”.
“È appena terminata una delle più mortificanti edizioni del Grande Fratello ed ecco partire L’isola dei famosi (stesso discorso lo si potrebbe fare per II cantante mascherato), con i concorrenti pronti a qualsiasi umiliazione pur di avere un po’ di visibilità, con una conduttrice, Ilary Blasi, che sa solo urlare e sorridere, con personaggi storditi dalla loro catastrofe professionale, incapaci di pensare o di agire, disorientati o soli come se la loro condizione esistenziale fosse un rimpianto senza fine (sono quasi tutti ex qualcosa)”.
Aldo Grasso, la severa filippica contro Ilary Blasi e la tv generalista
Aldo Grasso ha firmato nella sua rubrica sul Corriere della Sera un giudizio implacabile sulla programmazione messa a disposizione sul piccolo schermo: “Questi programmi deprimono perché sono deprimenti non perché siano brutti (tanto prima o poi c’è sempre qualcuno pronto a rivalutarli o a stilare giudizi falsati da deficit interpretativi), non perché ci sia poca professionalità, ma semplicemente e tristemente perché sono sconfortanti e grevi. Ormai molta tv è sconfortante (che differenza c’è tra i Jalisse e Alessandro Orsini, tra i due di Radio 105 e Mauro Corona?)”.
Il critico tv ha messo sotto accusa le reti ammiraglie parlando di assenza di talento che renderebbe l’offerta televisiva ripetitiva e noiosa: “È questo che preoccupa: come fa un Paese a reagire, a sferzare il proprio pallore se si rispecchia in simili programmi? In passato, la tv commerciale aveva una carica barbarica che conferiva energia sufficiente per amarla o detestarla: ma era viva, era provocante. La forza si è trasformata in caciara (vero Ilary?), l’assenza di talento mette in scena solo fiacchezza e sbadigli. Non so se ce la faremo, temo di no”.