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Chi è la suora accanto alla bara di Papa Francesco: un’amica, un simbolo della sua Chiesa

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Tra le prime persone a varcare la soglia della Basilica di San Pietro per dare l’ultimo saluto a Papa Francesco, un volto ha attirato l’attenzione e commosso chi conosce la “Chiesa degli ultimi”: suor Geneviève Jeanningros. Volto noto per chi segue da vicino la pastorale dell’accoglienza, è una religiosa dallo spirito semplice ma rivoluzionario, da sempre al fianco degli emarginati, in particolare delle persone trans e della comunità circense.

Legata da un sincero rapporto d’amicizia con il Pontefice, suor Geneviève è stata negli anni una figura chiave nella missione della Chiesa che tende la mano a chi resta ai margini. Fu lei a presentare al Papa alcune delle realtà spesso dimenticate, come quella dei giostrai e delle persone transgender. Indimenticabile l’incontro del 21 giugno scorso, quando Alessia Nobile – donna trans e credente – ha consegnato a Papa Francesco la sua autobiografia, La bambina invisibile, grazie proprio all’intercessione della religiosa.

Un protocollo spezzato per un gesto carico di significato

Suor Geneviève, con oltre 50 anni di presenza attiva tra le comunità LGBTQ+ e i giostrai di Ostia Lido, ha scelto di condividere la vita e non solo la missione: ha abitato per anni in una roulotte con la consorella Anna Amelia, rinunciando alle comodità per essere realmente vicina alla gente. Appartenente alla Congregazione delle Piccole Sorelle di Gesù – fondata sul carisma di Charles de Foucauld – ha portato la testimonianza evangelica nei luoghi più difficili, offrendo ascolto e accoglienza laddove regnano spesso solitudine ed esclusione.

Nel giorno del trasferimento della salma di Papa Francesco, il Vaticano ha fatto un’eccezione che la dice lunga: suor Geneviève è stata l’unica persona non appartenente al clero ad essere ammessa alla processione riservata. I cardinali hanno sfilato dietro di lei, mentre la religiosa – zaino sulle spalle, fazzoletto tra le mani – è rimasta per lunghi minuti davanti al feretro, raccolta in preghiera silenziosa.

“L’enfant terrible” di Papa Francesco

Jorge Mario Bergoglio la chiamava affettuosamente “l’enfant terrible”, per quello sguardo vispo e gli occhi azzurri da eterna bambina. Il gesto di suor Geneviève, così discreto eppure così eloquente, è stato interpretato come un omaggio non solo al Papa, ma all’uomo che ha saputo portare la Chiesa oltre i suoi confini abituali, abbracciando gli ultimi e rompendo schemi consolidati.

La sua presenza accanto alla bara di Papa Francesco è stata il simbolo di una Chiesa che lui ha voluto più umana, più prossima, più coraggiosa. E suor Geneviève ne incarna perfettamente lo spirito: una piccola donna tra le grandi figure, capace di lasciare un’impronta silenziosa ma profonda nel cuore di tutti.

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