Fabio Fazio, protagonista indiscusso del panorama televisivo italiano, ha ufficialmente detto addio a Rai dopo 40 anni di carriera. Questa decisione, presa a causa di “divergenze” con i vertici, legati all’attuale Governo, ha suscitato scalpore e ha innescato un’accesa polemica che è diventata rapidamente politica.
Il distacco tra Fazio e la tv di Stato ha generato opinioni contrastanti: da un lato, c’è chi lo vede come una sorta di perseguitato, costretto a cercare nuove opportunità televisive contro la sua volontà, dall’altro chi interpreta la vicenda come normale amministrazione e nulla di tragico, considerando che Fazio approderà su Discovery con un contratto milionario.
Chiambretti parla chiaro: la sua visione senza filtri sul caso Fazio
Piero Chiambretti, conduttore in Rai per 15 anni, condivide l’idea che si stia facendo molto rumore per nulla. Secondo lui, per un professionista del settore, cambiare rete è normale: “Se hai la tessera di partito fatichi meno a lavorare. Ma direi anche che se non ce l’hai, se sei un cane sciolto, hai il vantaggio che magari lavori anche quando cambiano i governi”, ha spiegato in un’intervista a La Stampa.
Chiambretti ha poi lanciato una frecciatina a Fazio (e Littizzetto): “Non vanno sulle montagne in Sardegna, si spostano più semplicemente dove hanno mercato per continuare a fare il proprio lavoro. La tv è da sempre una specie di Grand Hotel pieno di gente che va e gente che viene”.
Infine, Chiambretti ha voluto sottolineare un dettaglio: “Da quello che leggo, chi se n’è andato lo ha fatto per scelta. Non è stato cacciato nessuno. E nessuno è rimasto disoccupato”. Ha poi commentato sulla presunta censura che avverrebbe con certi programmi e conduttori: “Mi sembra difficile parlare di censure. Io, quando fui fatto fuori dalla Rai, rimasi fermo due anni. Nessuno si indignò o scese in piazza, ma non è che mi sentissi un martire. Piuttosto, noto con dispiacere che in Italia gli ideali sono meno importanti degli interessi”.