x

Advertisement

Da star del calcio a clochard, è morto da solo. L’annuncio choc: “Non ci sono i soldi per il funerale”

Advertisement

Il mondo del calcio piange la scomparsa di Marileno Fusetti, ex calciatore della Juventus, deceduto in condizioni drammatiche. Dopo aver vestito la maglia bianconera e calcato i campi della Serie A, la vita dell’ex centrocampista ha preso una piega dolorosa, fino a ritrovarsi solo e in estrema povertà.

La notizia ha sconvolto tifosi e sportivi: il corpo di Fusetti si trova ancora oggi all’obitorio dell’ospedale Mauriziano di Torino, in attesa di una degna sepoltura. Nessun familiare si è presentato per organizzare i funerali e sono gli ex compagni di squadra a mobilitarsi per raccogliere fondi e garantirgli un ultimo saluto.

Una vita finita nell’ombra

Classe 1951, originario di Rovigo, Fusetti è morto a 73 anni dopo anni difficili, lontano dalla fama dei suoi esordi. Negli ultimi tempi viveva in estrema povertà a Torino, arrivando a occupare abusivamente una casa popolare pur di non dormire più in strada. Le sue condizioni economiche erano crollate al punto da condividere spazi con altri senzatetto, spesso all’addiaccio nella Galleria San Federico.

Marileno Fusetti
Marileno Fusetti

Dal successo al declino: il dramma di Fusetti

Nel corso della sua carriera sportiva, Marileno Fusetti aveva giocato con diverse squadre italiane tra cui Pistoiese, Benevento, Puteolana, Casoria, Campobasso e Castrovillari. Inoltre, è stato tra i protagonisti della Saviglianese negli anni ’70, con la squadra rossoblù dei “maghi”.

Terminata l’attività da calciatore, Fusetti era rimasto nel mondo del pallone, lavorando come dirigente sportivo e direttore generale in diverse società, in particolare nell’area dell’Alessandrino, dove aveva vissuto negli ultimi anni.

Marileno Fusetti morto

Il ricordo commosso degli ex compagni

Marileno era un vero talento, ha ricordato Roberto Quaglia, suo ex compagno di squadra e oggi organizzatore di eventi per ex giocatori della Juventus. Negli ultimi tempi era difficile anche rintracciarlo, si arrangiava come poteva e dormiva spesso per strada, ha aggiunto Quaglia ai microfoni de La Stampa.

Un epilogo amaro per un uomo che ha vissuto una parabola dolorosa: dal successo sui campi alla dura realtà dell’emarginazione.

CONDIVIDI ☞