Nel rapporto di sorveglianza integrata settimanale dell’Iss pubblicato il 14 agosto si ribadisce l’efficacia dell’immunizzazione, due dosi di vaccino, nel prevenire le forme gravi di Covid in caso di infezione. Secondo il quadro emerso nell’ultimo mese, il tasso di ospedalizzazione dei non vaccinati in Italia è stato 7 volte più alto, rispetto ai vaccinati con ciclo completo. Inoltre il report ha rilevato che le persone che hanno ricevuto due dosi del vaccino hanno il 97% di probabilità in meno di finire in terapia intensiva e di morire rispetto ai non immunizzati.
I dati dimostrano che è possibile prevenire le forme gravi della malattia ed allo stesso tempo hanno segnalato un aumento degli italiani immunizzati. L’Iss ha poi segnalato un “effetto paradosso”: in alcune fasce di età (ad esempio gli over 80) dove si registra un’alta percentuale di immunizzati, il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi risulta simile tra i soggetti vaccinati e non vaccinati.
Il report sugli ultimi 30 giorni ha segnalato che il 61,3% dei ricoveri in terapia intensiva ed il 62,1% dei decessi negli over 80 sono avvenuti tra coloro che non si sono sottoposti a vaccinazione. Si è poi confermata la buona capacità dei vaccini di ridurre non solo i contagi ma anche altre conseguenze: l’ospedalizzazione, il ricovero in terapia intensiva, il decesso. Per quanto riguarda invece l’efficacia di una sola dose, in tal caso permette di prevenire l’infezione al 62,1%; mentre nei vaccinati con ciclo completo il rischio di contagio si riduce dell’82% rispetto ai non vaccinati.
Per quanto riguarda l’efficacia nel prevenire l’ospedalizzazione si è registrata all’82,3% per chi ha ricevuto una sola dose, ed al 94,7% in caso di due dosi del vaccino. Anche i ricoveri in terapia intensiva hanno evidenziato un dato significativo: l’efficacia nel prevenirli è del’89,4% in caso di una dose e del 97,2% per il ciclo completo. Con una sola somministrazione si ha la possibilità di prevenire il decesso all’82,3% ed al 96,8% in caso di doppia somministrazione.
La percentuale nel prevenire contagio ed ospedalizzazione è più bassa nella fascia di età 12-39 anni, un fatto che si potrebbe spiegare facendo riferimento ad alcuni aspetti comportamentali ed alla difficile diagnosi delle infezioni asintomatiche o con sintomi lievi.
Nel rapporto è emersa una criticità: i giovani che si sono vaccinati prima delle vacanze, sicuri della protezione potrebbero essere “sovraesposti a contesti e comportamenti a rischio” rispetto ai non vaccinati, con una riduzione della stima dell’efficacia vaccinale. Nella fascia di età dei più giovani si è poi registrata nelle ultime settimane una significativa trasmissione della variante Delta da spiegare probabilmente alla minore efficacia dei vaccini contro la recente mutazione del Covid.
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