In un drammatico sviluppo nel caso di omicidio di Giulia Cecchettin, è emerso che Filippo Turetta aveva installato una app-spia sul cellulare della vittima e aveva pianificato il delitto e la sua successiva fuga già dal 7 novembre, quattro giorni prima del femminicidio. Giulia è stata brutalmente uccisa con 75 coltellate, molte delle quali al viso, mentre tentava di difendersi.
Le indagini si sono concluse e il processo è imminente
Il pubblico ministero di Venezia ha delineato un quadro agghiacciante: Turetta non solo aveva pianificato con minuzia il delitto, ma aveva anche preso nota su come immobilizzare la vittima, utilizzando nastro adesivo per mani, caviglie e ginocchia e per impedirle di parlare. Ulteriori ricerche su internet, come documentato dal Corriere della Sera, includevano materiale per il rapimento e l’occultamento di un corpo.
Con la chiusura delle indagini, Filippo Turetta si trova ad affrontare gravi accuse, tra cui omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà, oltre a possesso illegale di armi e sequestro di persona. La modifica dell’accusa in omicidio premeditato impedisce a Turetta di richiedere un rito abbreviato.
Dettagli macabri emergono dai file recuperati
Nel suo computer, Turetta aveva salvato dettagli su come legare e uccidere Giulia Cecchettin, un piano che aveva iniziato a preparare settimane prima del delitto. Anche se la difesa ha tempo per le controdeduzioni e un eventuale interrogatorio, il quadro delineato dalla procura cozza con la narrazione difensiva di Turetta, che ha sostenuto di aver perso il controllo.
Il procuratore ha spiegato che la pianificazione del femminicidio è stata meticolosamente documentata, inclusi gli acquisti preparatori e la pianificazione della fuga fino in Germania, con dettagli precisi sul luogo dove abbandonare il corpo. “L’attività investigativa si è basata su dati oggettivi”, ha dichiarato, sottolineando la serietà e la precisione dell’indagine condotta.