Una denuncia che sta facendo discutere, accuse pesanti e un’indagine che coinvolge direttamente la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e alcuni membri del suo governo. L’avvocato ed ex senatore Luigi Li Gotti ha deciso di rompere il silenzio e raccontare i motivi che lo hanno spinto a denunciare il governo italiano in relazione al caso Almasri.
“L’ho fatto per dignità”: Li Gotti contro il governo Meloni
Intervistato dal Corriere della Sera, Li Gotti ha spiegato senza mezzi termini le ragioni del suo gesto.
“L’ho fatto per dignità. Perché devono prendere in giro i cittadini? Allora è meglio apporre il segreto di Stato”.
Secondo l’ex senatore, l’espulsione di Osama Almasri con la motivazione della sicurezza nazionale sarebbe una forzatura, una versione dei fatti che non rispecchierebbe la realtà. La sua denuncia punta il dito contro una gestione poco trasparente della vicenda, accusando il governo di aver agito in modo arbitrario.
Li Gotti ha sottolineato che la Corte d’Appello aveva cercato un dialogo con il ministro competente, senza però ottenere alcuna risposta. Nel frattempo, un aereo Falcon era già stato inviato a Torino per organizzare l’espulsione di Almasri. Un tempismo sospetto, secondo l’avvocato, che si è chiesto:
“Perché il ministro dice che stava consultando il fascicolo?”
Un passato tra destra e sinistra: Li Gotti risponde alle critiche
In seguito alla sua denuncia, Li Gotti è stato attaccato da più parti e accusato di essere un politico di sinistra vicino a Romano Prodi. Ma lui non ci sta e ribatte, chiarendo la sua posizione politica:
“Sono stato sottosegretario alla giustizia al governo Prodi II, portato dall’Italia dei Valori. E poi senatore Idv. Ma se la vogliamo dire tutta, sono stato anche segretario della federazione del Movimento Sociale Italiano e consigliere comunale Msi”.
Dichiarazioni che fanno emergere un percorso politico decisamente variegato. Oggi, però, Li Gotti prende le distanze dalla destra e si definisce più vicino al PD.
Un’esperienza legale di peso: dai pentiti di mafia al caso Almasri
Li Gotti non è certo un nome nuovo nel panorama giudiziario italiano. Nella sua lunga carriera da avvocato, ha difeso alcuni tra i più noti collaboratori di giustizia, tra cui Brusca, Buscetta e Marino Mannoia. Ha anche rappresentato la famiglia Calabresi, la scorta di via Fani ed è stato parte civile nel processo di piazza Fontana.
Nel caso Almasri, Li Gotti ha evidenziato un altro punto controverso, paragonando l’espulsione dell’egiziano con la vicenda di un ingegnere dei droni restituito all’Iran. In quel caso, non vi era un mandato di cattura internazionale, mentre nel caso Almasri si tratterebbe di un atto giudiziario, non di una semplice espulsione amministrativa.
“Allora potevano apporre il segreto di Stato e stavano tranquilli”, ha ironizzato, criticando la gestione dell’intera operazione.
Indagine in corso: il governo sotto accusa
La denuncia di Li Gotti ha portato all’apertura di un’indagine della Procura di Roma nei confronti di Giorgia Meloni, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano. Le accuse? Favoreggiamento e peculato in relazione alla liberazione e al rimpatrio di Osama Almasri.
Il governo ha sempre difeso la sua decisione, sostenendo che Almasri rappresentava una minaccia per la sicurezza nazionale. Ma le polemiche non si placano, e la vicenda ha ormai assunto una dimensione internazionale.
Cosa succederà adesso?
Con l’indagine aperta e le opposizioni che chiedono chiarezza, la situazione si fa sempre più tesa. Ci saranno conseguenze politiche per Giorgia Meloni e il suo esecutivo? Oppure questa vicenda si concluderà con un nulla di fatto?
Di certo, il caso Almasri è destinato a far discutere ancora a lungo.