Gli italiani lo hanno conosciuto nella prima fase dell’epidemia da Covid, quando il dottor Giulio Tarro assunse posizioni diverse da quelle del Comitato Tecnico Scientifico.
Oggi Tarro torna a parlare, e lo fa nei giorni immediatamente successivi alla morte di Giuseppe De Donno. Definisce se stesso e il collega scomparso come due eretici, medici le cui posizioni sono state spesso al centro di polemiche. Giulio Tarro è un medico ed un virologo che ha fatto discutere molto per le sue posizioni nella prima fase della pandemia. E ribadisce la sua parlando proprio delle ultime decisioni dell’Ema, in particolare quella che autorizza da settembre la cura con anticorpi monoclonali.
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Lo sfogo del dottor Giulio Tarro
“Ci sono stati dei fatti ben specifici che confermano come la cura del plasma abbia dato risultati positivi”, dice il dottor Giulio Tarro che ripercorre i giorni del 2020. Quell’inizio della pandemia che aveva scioccato il mondo intero e anche il nostro Paese. “Dalla fine di marzo ai primi di maggio del 2020 De Donno ha portato avanti questa siero terapia bloccando la letalità del virus e impedendo che vi fossero altre vittime”, afferma Tarro parlando proprio del dottor De Donno. Eravamo nella fase forse più drammatica, con un altissimo numero di contagi e decessi, e con la comunità scientifica alle prese con un nemico praticamente sconosciuto.
“Una cura tuttavia che avevano già sperimentato con successo i cinesi, dice oggi Tarro parlando della sperimentazione con il plasma iperimmune, Io stesso la consigliavo già a gennaio quando iniziarono i primi contagi. Basti considerare che laddove è stata praticata non si sono verificati i decessi avuti in gran parte della Lombardia e nelle 14 zone rosse, a dimostrazione di come la terapia fosse validissima”.
Perché allora è stata bloccata ?
Il dottor Tarro respira profondamente e dice: “Questo non lo so. So soltanto che a De Donno mandavano un giorno sì e l’altro pure i Nas in ospedale, fatto questo che certamente non permetteva di portare a termine gli studi.”
Ci tiene, questo illustre medico, a sottolineare un aspetto della sperimentazione del dottor De Donno molto importante. “Gli anticorpi monoclonali sono prodotti soprattutto in laboratorio e questo li rende rimodulabili sulle varianti del virus”. Aggiungendo : “La terapia prevedeva soltanto il passaggio del plasma dal soggetto guarito a quello infetto, senza coinvolgere minimamente i globuli rossi, fatto questo che metteva al riparo dal rischio di trasmettere infezioni attraverso le trasfusioni”.
Fonte: LO_SPECIALE