La Rai ha inviato a Serena Bortone, nota giornalista e conduttrice, una lettera di contestazione disciplinare.
La mossa arriva dopo un post pubblicato dalla giornalista il 20 aprile sui suoi social media, relativo a una vicenda controversa riguardante lo scrittore Antonio Scurati. La direzione di Rai ha richiesto a Bortone di spiegare e giustificare il suo comportamento, seguendo la prassi abituale.
Di fronte a questa azione, l’Usigrai, rappresentata dal segretario Daniele Macheda, ha mostrato disapprovazione. “E così l’ha fatto,” ha detto Macheda, aggiungendo:
“I provvedimenti annunciati sulla vicenda Scurati sono dunque arrivati ma alla persona sbagliata. Il procedimento disciplinare aperto contro Serena Bortone è inaccettabile. Anche basta.”
Queste parole mettono in luce una forte critica alla gestione della situazione da parte dell’attuale amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, _noto per le sue posizioni spesso critiche.
L’origine del dibattito si collega a un episodio specifico durante il programma “Che sarà”, in onda il 20 aprile, quando era prevista la lettura di un monologo di Antonio Scurati dedicato alla celebrazione del 25 aprile. Tuttavia, questo segmento è stato cancellato all’ultimo momento, decisione che ha scatenato reazioni.
Scurati stesso ha risposto pubblicamente, negando qualsiasi forma di censura da parte del governo, citando piuttosto questioni economiche legate al costo del monologo, indicato in “1.800 euro per un minuto di monologo.”
In risposta, Serena Bortone ha letto il monologo cancellato nel suo programma su Rai3, mostrando disaccordo con le decisioni prese dalla direzione e sottolineando come queste abbiano limitato la libertà di espressione all’interno dell’ente pubblico. Il suo gesto non solo ha espresso dissenso, ma ha anche innescato ulteriori tensioni interne, culminando nel procedimento disciplinare a suo carico.
Attualmente, la Rai si trova al centro di un dibattito che solleva questioni cruciali riguardanti la libertà di espressione dei suoi giornalisti e il ruolo che l’etica e la responsabilità dovrebbero giocare all’interno delle aziende mediatiche. La situazione di Bortone rappresenta solo l’ultimo capitolo di un dibattito più ampio che riflette le sfide tra la gestione aziendale e le responsabilità editoriali in un contesto mediatico sempre più polarizzato.
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