“Il Coronavirus è un mostro che ti mangia il respiro” e forse non esistono parole più adatte per descriverlo. Per rappresentare il dramma che il nostro Paese sta vivendo e combattendo.
Una delle organizzazioni di soccorso più famose al mondo ha come motto “salvare chiunque possa essere salvato e onorare chi non ce l’ha fatta”.
Arturo Ferrara, pensionato di 67 anni di Napoli, rientra tra coloro a cui il destino ha riservato la sorte peggiore.
“Per Arturo è successo tutto così in fretta. Si è aggravato dieci giorni dopo i primi sintomi. Tre giorni dopo è finito. Non aveva gravi patologie pregresse”, racconta la moglie Nunzia che vive con una grande dignità questo terribile momento.
Il Coronavirus è un mostro che ti mangia il respiro
“È un mostro che ti mangia il respiro”, prosegue la donna raccontando la storia di Arturo e ricordandolo pubblicamente non avendo potuto eseguire un normale funerale.
Come riportato da Pierluigi Frattasi per Fanpage, i primi sintomi erano comparsi a fine febbraio. Quella di Arturo sembrava una normale influenza, trattata con normali antipiretici e tanto riposo. Ma qualche giorno dopo le sue condizioni di salute erano precipitate.
“Sul Coronavirus, secondo me, nessuno è informato bene. La cosa terribile sono la tosse e la fame d’aria”, dice Nunzia con una grande tristezza.
“Mai avrei pensato che Arturo avrebbe potuto prendere il Coronavirus, perché era sempre molto attento all’igiene. Da quando è scoppiata questa epidemia guardava continuamente i video al riguardo su YouTube.
“Ai primi di febbraio andammo in un negozio vicino casa e comprammo di tutto, candeggina, spray, gel disinfettanti. Il proprietario ci disse ‘Signor Arturo, se arriva il Coronavirus, potete aprire un negozio’. Lui sorrise e rispose: Prevenire è meglio che curare”.
Invece anche il solare ex dipendente Asl del popolare quartiere di Posillipo, si è imbattuto in questo virus maledetto.
Nunù, come la chiamava affettuosamente Arturo, ha voluto condividere una lettera per ricordare la vita e il legame con il marito.
“Conservo tutto nel cuore, scrive Nunzia, i momenti di felicità, quelli di una grande lotta culminata con il premio più grande che la vita ci abbia potuto fare. Le nostre figlie Claudia e Federica.“
Nunzia non nasconde il dolore provato quando ha appreso che non ci sarebbe stata nessuna celebrazione il funerale di Arturo.
“Poi sulla mia pagina Facebook sono comparsi centinaia di messaggi di amici e conoscenti che hanno voluto ricordare la bontà, la gentilezza di Arturo. Volevamo chiedere di fare una preghiera assieme. Poi abbiamo pensato di fare questo applauso tutti insieme”.
E noi ci siamo. Presenti. A rendere omaggio alla sua memoria e per un abbraccio virtuale alla sua famiglia.
Ciao Arturo. Hai avuto una vita felice, con i tuoi grandi amori accanto, fino alla fine. Perché il Coronavirus è un mostro che ti mangia il respiro, ma non il cuore