Il recente match alle Olimpiadi di Parigi 2024 tra la pugile italiana Angela Carini e l’atleta algerina Imane Khelif ha suscitato non poco dibattito, soprattutto dopo la vittoria di Khelif seguita all’abbandono di Carini dopo soli 46 secondi per un infortunio. La discussione si è concentrata principalmente sulla condizione intersessuale di Khelif, che include la presenza del cromosoma Y nel suo DNA. Il Professor Maurizio Genuardi, Ordinario di Genetica Medica all’Università Cattolica di Roma, ha fornito un’analisi scientifica sull’argomento, affermando che, sebbene questo aspetto genetico possa conferire vantaggi fisici come una maggiore massa muscolare, Khelif è legalmente e fisiologicamente riconosciuta come donna e pertanto deve competere nella categoria femminile.
Implicazioni genetiche e regolamentazioni sportive
Secondo il Prof. Genuardi, il fatto che Khelif possieda il cromosoma Y può indubbiamente influenzare lo sviluppo di caratteristiche sessuali secondarie che potrebbero tradursi in un vantaggio nelle competizioni sportive, simile a quanto avviene con altre atlete che presentano differenze di sviluppo dovute a condizioni naturali. Tuttavia, il professore ha enfatizzato che dal punto di vista legale e secondo le regole olimpiche vigenti, Khelif deve essere considerata alla stregua delle altre atlete femminili. Questa posizione ribadisce l’importanza di aderire alle regole che definiscono le categorie di genere negli sport, nonostante le complesse questioni biologiche e genetiche che possono emergere.
Reazioni e continuità della controversia
Nonostante le spiegazioni scientifiche, la situazione attorno a Khelif continua a generare dibattiti e speculazioni, soprattutto in relazione all’abbandono del match da parte di Carini. Molti osservatori e parte del pubblico non sono completamente convinti dalle dichiarazioni di Carini, che ha attribuito la sua decisione unicamente al dolore fisico e non alle caratteristiche fisiche della sua avversaria. Il caso rimane aperto nel mondo del pugilato e continua a stimolare una riflessione più ampia sulle politiche di inclusione nello sport e sulle sfide che queste possono comportare, sia dal punto di vista etico che regolamentare. La comunità sportiva rimane divisa, e le discussioni sui social media e tra gli addetti ai lavori promettono di continuare mentre si attendono ulteriori sviluppi e chiarimenti sulle normative sportive internazionali riguardo alle atlete intersessuali e transessuali.