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Lo sfogo del primario milanese: non fanno i tamponi a medici in prima linea

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Lo sfogo del primario milanese Nicola Mumoli, alla guida del gruppo di medici impegnato con l’emergenza Coronavirus ha denunciato una grave carenza sanitaria. Si tratta della mancanza di tamponi per fare il test ai medici in prima linea.

Il primario di Medicina dell’ospedale di Magenta, Milano, ha segnalato questa gravità dicendo: “Negano i tamponi ai medici in prima linea, anche quelli che si sentono male, ma poi li fanno tranquillamente ai vip, anche senza sintomi: questa è una grave e inaccettabile discriminazione”.

Lo sfogo del primario milanese è stato raccolto da una lettera inviata al Corriere della Sera, nella quale si denuncia questa disparità di trattamento nonostante l’elevato rischio di contagi. Infatti i suoi collaboratori, non solo da settimane lavorano a ciclo continuo, ma sono anche a diretto contatto con pazienti affetti da Covid-19.

primario milanese sfogo

Lo sfogo del primario milanese

Nello sfogo del primario milanese Nicola Mumoli precisa: “Finora sono 2629 i sanitari contagiati e 14 i deceduti, ma non fanno notizia perché ‘non fanno più rumore del crescere dell’erba’, come scriveva Ungaretti. Una mia collaboratrice si è ammalata, con tutti i sintomi, ma le è stato ripetutamente negato il tampone. Poi però scopriamo che ci sono calciatori, attori e politici che, anche senza sintomi, sono risultati positivi al tampone perché hanno avuto contatto con persone sintomatiche”.

Oltre a sostenere orari interminabili, medici ed infermieri sono esposti ad un costante rischio di contagio. Con lo sfogo del primario milanese si segnala dunque la non disponibilità di tamponi per il personale sanitario. Quindi si può solo ipotizzare un contagio per la collaboratrice. Come conseguenza non si possono applicare su di lei le linee guida sulla terapia farmacologica. Né decidere i tempi di rientro al lavoro.

Infine nello sfogo del primario milanese si evidenzia un atteggiamento ipocrita. Perché solo a parole si inviano dei riconoscimenti nei confronti del personale sanitario. Ma per i medici e gli infermieri, ora più che mai, il loro lavoro è un privilegio.

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