Per la prima volta Francesca Neri ha affrontato il tema della sua malattia invalidante che l’ha tenuta lontana dal set per anni. Un dramma per anni tenuto nascosto e del quale ha parlato anche Claudio Amendola, suo marito ospite di Verissimo, una confessione commossa fatta davanti a Silvia Toffanin con la voce rotta dal pianto.
L’attrice ha recentemente svelato di soffrire da tempo di cistite interstiziale, per questa ragione è stata lontano dal lavoro negli ultimi sei anni. Una malattia dolorosa ed invalidante che l’ha costretta anche ad isolarsi dai suoi cari, rimanendo chiusa nella sua stanza. Questo lo sfogo a cuore aperto di Francesca Neri: “Sono stata via per tre anni, però c’ero, ero lì in casa con loro, ed è la cosa più terribile. Ho accarezzato l’idea del suicidio“.
Claudio Amendola parla della malattia della moglie a Verissimo
Un dramma affrontato anche da Claudio Amendola nella sua intervista con la Toffanin, quando ha rotto il silenzio sulla salute della moglie e sulla sua assenza dal set dal 2015. Ai microfoni del talk show di Canale 5, l’attore ha rivelato: “Francesca fa fatica. Lotta, ha combattuto con se stessa, col suo fisico, con il suo corpo. E quando sei una persona molto intelligente riesci a trovare anche nella malattia, nello star male, un motivo per cercare della forza per poi star bene. Quando non è una malattia chiara, quando non hai una cosa che riesci a riconoscere, ma hai una difficoltà nel vivere le tue giornate, una difficoltà fisica perché è un dolore fisico enorme cerchi in qualche modo di capire”.
Alla fine Amendola ha segnalato che la moglie ha scritto un libro che racconta la malattia ammettendo: “Io l’ho letto e ho pianto tanto. Di gioia e di dolore. È la dimostrazione di grandissime intelligenza, di sensibilità e coraggio. […] Starle al fianco è stato il mio compito ed era quello che dovevo fare. Non è stato difficile, è stato molto più difficile per lei”.
Il libro di Francesca Neri “Come carne viva”
A proposito del suo libro “Come carne viva“, Francesca Neri ha in esclusiva anticipato i contenuti trattati al Corriere della Sera che l’ha intervistata. Così dopo aver ammesso di soffrire di cistite interstiziale, ha spiegato di aver superato tre anni di fase acuta, e che ha imparato a convivere con una malattia da cui non si guarisce, e che ha inizialmente ha trovato conforto sui social frequentando una chat di donne che soffrono della stessa patologia.
Francesca Neri ha poi svelato la sofferenza patita non solo fisicamente: “Volevo essere lasciata sola. Dovevo proteggere Claudio e Rocco, mio figlio, altrimenti non ce l’avrei fatta nemmeno io, che sono il capofamiglia che si occupa di tutto. Di fatto sono stata via per tre anni, però c’ero, ero lì in casa con loro, ed è la cosa più terribile. Ho accarezzato l’idea del suicidio. Ho passato mesi a giocare a burraco online di notte. Il mio lockdown è durato tre anni. […] Claudio è il mio opposto, eppure eccoci ancora qui, sono stata sedotta dalla sua parte femminile nascosta”.
Leggi anche: “Che sceneggiata!”: la reazione incontrollata di Francesca Cipriani al messaggio del fidanzato spiazza tutti
Per trovare sollievo al suo dolore cronico ha sentito vari medici ed esperti, poi ha trovato un equilibrio per evitare acutizzazioni della sua condizione. Inoltre nel libro ha raccontato la reazione incredula del mondo del cinema dopo il suo allontanamento, e la circolazione di dicerie su possibili sue dipendenze. Nel suo libro autobiografico si snoda un racconto disarmante e crudo, toccando argomenti difficili da affrontare, tra cui il ricordo della madre, una donna che ha descritto come totalmente anaffettiva, incapace di esprimere sentimenti: “Il mio terrore era di diventare come lei” – ha confessato la Neri.
Nel libro ha anche menzionato i venticinque anni di analisi, il rapporto ostile con il suo corpo perché non si piaceva fisicamente, il suo essere diventava una traditrice seriale: “Quando le emozioni oltrepassavano il livello di guardia, o scappavo o tradivo. Una tattica difensiva. Sono un’inquieta e gli inquieti scappano. Tradivo perché amavo troppo […]”.