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Meloni indagata sul caso Almasri: “Avanti senza esitazioni”. Schlein: “Spieghi in Aula”

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Una bomba politica è esplosa nel cuore di Roma: Giorgia Meloni è ufficialmente indagata per favoreggiamento e peculato nel caso Almasri. Il generale libico, arrestato a Torino su richiesta della Corte Penale Internazionale, è stato poi rilasciato e rimpatriato su un volo dei servizi segreti italiani. Un colpo di scena che ha mandato in tilt la politica italiana, con reazioni furibonde da tutte le parti.

Salvini grida al complotto, la destra si compatta

Il primo a prendere posizione è stato Matteo Salvini, che ha tuonato sui social con il suo classico stile senza filtri:

“Vergogna, vergogna, vergogna! Lo stesso procuratore che ha provato a incastrarmi con il caso Open Arms ora si accanisce contro Giorgia Meloni e il governo di centrodestra. Basta! Serve subito una riforma della giustizia!”

Un vero e proprio attacco frontale alla magistratura, che si è trasformato in un grido di battaglia per la destra: per Salvini e gli alleati, questa è l’ennesima prova che la giustizia italiana ha un problema strutturale e che le inchieste contro i politici sono sempre a senso unico.

Forza Italia e Fratelli d’Italia si sono subito schierati con la premier. Antonio Tajani ha parlato di una magistratura politicizzata:

“Questa indagine sembra una ripicca contro la riforma della giustizia che vogliamo portare avanti. Piena solidarietà a Giorgia Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano!”

E Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, ha rincarato la dose:

“L’uso politico della giustizia è un cancro da estirpare. Questa è una pagina nera per la nostra democrazia!”

Insomma, nella destra si respira un’aria di caccia alle streghe e si grida al complotto.

Renzi e Calenda: attacco al governo, ma senza processi sommari

Dall’altra parte, il centrosinistra e il Terzo Polo hanno adottato toni diversi. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha colto l’occasione per una stoccata politica:

“Noi non strumentalizziamo le inchieste, ma rimpatriare un criminale libico è stato un errore clamoroso. Se Meloni ora cavalca la polemica per fare la vittima, è un problema suo.”

Meno aggressivo ma comunque critico è stato Carlo Calenda, leader di Azione:

“Il governo ha gestito male il caso Almasri, raccontando un mare di bugie agli italiani. Ma che una premier venga indagata per un atto di Stato è surreale. Questo non accadrebbe in nessun altro Paese occidentale.”

Giorgia Meloni

Un punto di vista che cerca di tenere il piede in due scarpe: criticare l’esecutivo senza però dare troppa legittimità all’inchiesta.

Schlein all’attacco: “Meloni venga a spiegare in Parlamento!”

Nel Pd, invece, la reazione è stata di puro affondo. Elly Schlein, segretaria dem, ha subito incalzato la premier:

“Meloni non si nasconda dietro ai suoi ministri! Venga domani in Aula a chiarire perché il governo ha rimandato a casa un torturatore libico ricercato dalla Corte Penale Internazionale!”

Anche Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra ha attaccato duramente:

“La premier smetta di fare la vittima! Il governo ha violato la legge e ora cerca solo di insabbiare tutto.”

Schlein

E dal fronte di +Europa, Riccardo Magi ha rincarato la dose:

“Meloni e i suoi ministri hanno mentito agli italiani. Dicevano che Almasri fosse pericoloso, poi lo hanno lasciato libero. Ora devono assumersi la responsabilità!”

Uno scontro istituzionale che promette scintille

Questo caso è destinato a lasciare il segno nella politica italiana. Da un lato, la destra compatta contro la magistratura, pronta a rilanciare la riforma della giustizia. Dall’altro, l’opposizione che sfrutta il caso per affondare il governo, chiedendo spiegazioni e alimentando la tensione.

Nel frattempo, Meloni non si è ancora espressa pubblicamente, ma la sua strategia sembra chiara: accusare la magistratura di interferenze politiche e trasformarsi nella vittima di un sistema che vuole sabotarla.

Insomma, il caso Almasri è appena esploso, ma la battaglia politica è solo all’inizio. Ne vedremo delle belle. 🚨🔥

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