La recente scomparsa di Michela Murgia, strappata via alla vita soli 51 anni a causa di un cancro ai reni al quarto stadio, ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo letterario e sociale italiano. La Murgia, autrice di diverse opere di successo, si è distinta nel corso della sua vita anche come opinionista e simbolo della sinistra. Ma oltre ad aver segnato una generazione con la sua penna affilata è stata anche un’attivista in prima linea come confermato dal suo impegno sociale e dal suo modello di famiglia queer.
Nata a Cabras nel 1972, la scrittrice ha fatto il suo debutto nel mondo letterario nel 2006 con il romanzo “Il mondo deve sapere”, una critica mordace al mondo dei call center. Il suo successo è cresciuto con la pubblicazione di “Viaggio in Sardegna” pubblicato nel 2008 e con l’uscita di “Accabadora” nel 2010, quest’ultimo premiato con il Super Mondello ed il premio Campiello.
Michela Murgia, orrore dopo la sua morte
La sua morte ha suscitato reazioni contrastanti sui social media: molti hanno pianto la sua scomparsa e ricordato quanto da lei fatto come attivista e scrittrice, altri hanno espresso opinioni negative piene di astio riguardo alla sua ideologia ed al suo lavoro. Queste reazioni hanno evidenziato la divisione che esiste oggi sui social riflesso di quanto avviene nella società generando indignazione e sconcerto.
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Nonostante le critiche che sono sorte nel periodo del cordoglio, una volta appresa la notizia della morte della scrittrice, il vissuto della Murgia come scrittrice, attivista e simbolo di cambiamento rimarrà indelebile: la sua dedizione al femminismo, ai diritti LGBTQ+ ed alla giustizia sociale ha ispirato e continuerà ad ispirare molte generazioni, e di contro non mancgeranno detrattori.
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