Un 57enne con una pensione d’invalidità di 280 euro al mese, grazie al reddito di cittadinanza riesce oggi ad arrivare a fine mese con le sue sole risorse economiche. Dal 2018, Ivan Conti è tra i destinatari del reddito di cittadinanza che va ad integrare la sua pensione attribuitagli in seguito ad un incidente, a cui si aggiungono alcuni problemi di salute per i quali gli è stata riconosciuta un’invalidità dell’85%.
A causa delle sue condizioni non è in grado di trovare un lavoro, e da padre separato è stato costretto a ritornare a vivere con la madre in una casa popolare della periferia di Milano. Dopo la morte della madre si è ritrovato a dover rinunciare alla pensione della donna, incontrando le prime difficoltà nel dover pagare le utenze e provvedere a portare in tavola da mangiare. Ivan Conti spesso si è ritrovato a dover approfittare della solidarietà di una sua generosa vicina, che provvedeva a non fargli mancare da mangiare.
La testimonianza del 57enne che vive con una pensione d’invalidità integrata dal reddito di cittadinanza
Con il reddito di cittadinanza il 57enne può contare su 500 euro al mese, una cifra che gli permette seppur a fatica di pagare affitto, bollette e di fare la spesa, quando però non riesce a coprire tutte le spese è costretto a trasferirsi a Genova dove vive la sua compagna che ha uno stipendio di 1.000 euro al mese. Nel suo sfogo raccolto da Il Fatto Quotidiano il signor Conti ha argomentato: “Quando sento dire che la gente prende il reddito e non accetta lavori penso sempre alle persone che conosco io nel mio palazzo siamo in quattro, nessuno di noi potrebbe mai essere occupabile sul mercato del lavoro, per l’età avanzata o per lo stato di salute […]”.
Contro i politici che vorrebbero cancellare il sussidio statale, il 57enne si scaglia con decisione: “Quello di Meloni, Salvini o Renzi è populismo al contrario. Vogliono prendere i soldi ai poveri per restituirli ai ricchi, magari a Confindustria dicono che così questi darebbero lavoro, ma a quali condizioni? Questi sono contrari al salario minimo, si sentono in concorrenza con un sostegno al reddito che va dai 50 ai 700 euro massimo, non cercano lavoratori, ma schiavi. Il reddito dà fastidio perché diminuisce il numero delle persone disperate in giro, disposte ad accettare qualsiasi proposta lavorativa indecente”.
Potendo contare sul sostegno statale il signor Conti può vivere in maniera dignitosa ed autonomamente, altrimenti sarebbe costretto a chiedere aiuto alla Chiesa oppure alle associazioni di beneficenza, ma nel suo sfogo ha anche sottolineato una grave criticità nel nostro Paese: l’aumento dei poveri disposti a tutto per la propria sopravvivenza.