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Sardegna, ragazzino lancia gattino da ponte: il video crudele finisce in chat

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In un crimine scioccante e disumano avvenuto a Lanusei, un piccolo comune della Sardegna, un giovane ha catturato l’attenzione nazionale e la disapprovazione pubblica dopo aver crudelmente gettato un gattino da un ponte, filmando l’atto e condividendo il video su una chat di gruppo. L’episodio di maltrattamento animale, immediatamente diventato virale sui social media, ha scatenato una valanga di reazioni indignate.

Il video mostra il giovane mentre tiene il gattino sul palmo della mano prima di lanciarlo nel vuoto, un gesto accompagnato dalle risate di chi filmava. Questa inquietante scena ha prontamente attirato l’attenzione delle associazioni di tutela degli animali, tra cui Aidaa, la Lega italiana dei diritti degli animali (Lida) e Zampe. Queste organizzazioni hanno collaborato con le autorità giudiziarie per identificare i responsabili dell’atto, tutti minorenni, che ora rischiano accuse di maltrattamento di animali.

Le associazioni hanno espresso forte disapprovazione per l’incidente, sottolineando come tali atti di violenza riflettano una problematica culturale più ampia, dove la vita degli animali viene sottovalutata. Cosetta Prontu, presidente della Lida di Olbis, ha criticato duramente la tendenza alla crudeltà manifestata da alcuni giovani, descrivendola come sintomo di una cultura che non rispetta la vita e sfrutta gli animali per ottenere popolarità sui social network o per sfogare frustrazioni personali.

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L’evento ha suscitato un dibattito più ampio sulla necessità di riforme legislative che introducano pene più severe per il maltrattamento degli animali. Molti sostengono che punizioni più dure potrebbero fungere da deterrente contro la crescente violenza verso gli animali. L’appello è per un cambiamento radicale nel modo in cui la società percepisce e tratta gli animali, richiedendo un’immediata revisione delle leggi esistenti per assicurare che tali atti barbarici non restino impuniti.

L’episodio ha, inoltre, stimolato una riflessione sulla responsabilità dei social network nel moderare i contenuti che glorificano la violenza e l’abuso. Questo caso solleva questioni urgenti sulla necessità di una vigilanza più stretta e di interventi proattivi per prevenire la diffusione di materiali nocivi che possono influenzare negativamente il comportamento dei giovani e insensibilizzare il pubblico verso la violenza.

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