Le relazioni familiari sono spesso complesse e talvolta dolorose, specialmente quando chi dovrebbe prendersi cura di noi non lo fa nel modo che ci aspettiamo. Questa è la storia di M., una donna di 34 anni che ha vissuto la sua infanzia in modo diverso rispetto a molti altri. Cresciuta senza un padre e con una madre che non ha saputo essere una figura adulta stabile, M. si è trovata a dover assumere il ruolo di “genitore” per la propria madre, perdendo così la sua spensieratezza.
M. racconta la sua esperienza con amarezza: sua madre, dopo aver incontrato un uomo, ha iniziato a trascurarla, preferendo vivere la sua storia d’amore piuttosto che stare accanto a sua figlia. Durante questo periodo, M. è stata lasciata spesso sola, persino durante momenti importanti come le festività o, addirittura, quando ha subito un grave incidente. La madre di M. ha scelto di trascorrere il tempo con il compagno invece che con la sua bambina, creando un solco profondo tra di loro.
Questa relazione disfunzionale ha segnato profondamente M., che si è ritrovata a dover curare le ferite emotive di sua madre quando la storia d’amore è finita. Invece di essere la figlia, si è trasformata in una sorta di “genitore” per la madre, aiutandola a superare la delusione e il dolore di una relazione fallita. Purtroppo, sembra che questo schema si ripeta: la madre di M. si è ora innamorata di un uomo molto più giovane, quasi coetaneo di sua figlia, e M. teme che il finale sarà lo stesso. Questa prospettiva la esaspera: è stanca di prendersi cura di una madre che sembra incapace di assumersi le proprie responsabilità.
M. esprime tutto il suo malessere: “Non ce la faccio più a occuparmi di lei e preoccuparmi di lei, non è giusto. Voglio riprendermi la mia vita, quell’infanzia che mi ha portato via non me la restituirà nessuno”. Il desiderio di M. di avere la propria vita è comprensibile e legittimo. La sua infanzia le è stata rubata da una madre che ha anteposto i suoi bisogni emotivi a quelli della figlia, creando un vuoto che difficilmente potrà essere colmato.
Per M., perdonare la madre non è semplice. È difficile accettare che una figura genitoriale, che dovrebbe proteggerci e sostenerci, possa mancare di responsabilità e causare tanto dolore. Le mancanze di sua madre hanno lasciato segni profondi che M. porterà con sé per tutta la vita. Tuttavia, il messaggio che emerge è che, pur riconoscendo il dolore e le ferite, potrebbe esserci una possibilità di guarigione.
Riconoscere che anche i genitori sono esseri umani, con i loro difetti e debolezze, può aiutare a cambiare prospettiva. La madre di M., pur avendo sbagliato molto, è anche una donna con fragilità, e comprendere questo potrebbe essere il primo passo per una possibile riconciliazione. Perdonare non significa dimenticare, ma può offrire a M. la libertà di vivere la sua vita senza il peso di un passato doloroso e senza continuare a “fare da genitore” alla madre.
Alla fine, ciò che M. desidera più di ogni altra cosa è riprendere in mano la propria esistenza, lasciando alle spalle il ruolo che non ha mai voluto e che le è stato forzato.
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