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Turni massacranti e 6 euro l’ora: la vita dura delle commesse italiane

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Lavorare per 6,60 euro all’ora, tutte le domeniche e i festivi, con un contratto in somministrazione che si rinnova di settimana in settimana. È questa la realtà vissuta da molte lavoratrici del settore commercio, come raccontato da una commessa di un centro commerciale di Parma in una testimonianza anonima raccolta da ParmaToday.

Contratti precari e continui rinnovi

La commessa, impiegata tramite un’agenzia interinale, ha descritto un sistema che sembra aggirare i diritti dei lavoratori. “Quando finiscono le proroghe del contratto, la soluzione è semplice: ti fanno un nuovo contratto con un’altra agenzia, azzerando le proroghe. Si riparte sempre da zero”, ha spiegato.

Il risultato è un ciclo continuo di precarietà, con stipendi che si aggirano intorno ai 900 euro al mese per un lavoro che richiede 24-30 ore settimanali. E nonostante le difficoltà economiche, le lavoratrici sono obbligate a sottostare a condizioni che non lasciano spazio a rifiuti o proteste.

“Siamo sotto ricatto”

Uno degli aspetti più drammatici della testimonianza è il senso di impotenza che accompagna ogni giorno queste lavoratrici.

“Non abbiamo scelta. Nessuna si oppone perché sa che è sotto ricatto. Possono lasciarti a casa in qualsiasi momento alla scadenza del contratto”.

Le domeniche e i festivi, che dovrebbero rappresentare un momento di riposo o un’opportunità per stare con la famiglia, diventano semplicemente giornate di lavoro come le altre.

“Tutte noi con contratto di somministrazione lavoriamo ogni domenica e ogni festività. È parte del patto non scritto”.

Straordinari non retribuiti

Come se non bastassero i turni rigidi e lo stipendio basso, ci sono anche richieste di straordinari che spesso non vengono riconosciuti.

“Pretendevano che rimanessimo oltre l’orario di lavoro, fino a quando i clienti non lasciavano il negozio. E prima dell’inizio del turno chiedevano di arrivare con 15 minuti di anticipo, ma anche questo non è pagato”.

Un tempo non retribuito che si somma al già esiguo compenso, rendendo la situazione ancora più difficile.

Una realtà condivisa da molti

Questa storia non è un caso isolato. È il riflesso di una situazione che riguarda molte persone impiegate nel settore del commercio, specialmente chi lavora all’interno di grandi catene e centri commerciali.

Il lavoro domenicale e festivo, spesso visto come una condizione “temporanea” o “di emergenza”, si trasforma in una regola non scritta, mentre i lavoratori devono fare i conti con la precarietà e una paga oraria che non rispecchia l’impegno richiesto.

Questa testimonianza solleva una questione fondamentale: è giusto che, in un Paese come l’Italia, esistano ancora situazioni lavorative così precarie e retribuzioni così basse? Le storie come quella della commessa di Parma non possono essere ignorate. Servono interventi concreti per garantire diritti, stabilità e una retribuzione dignitosa a chi lavora ogni giorno, festivi compresi, per portare avanti un sistema commerciale sempre più esigente.

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