La tragica storia di Vanessa Ballan è segnata da una serie di eventi drammatici culminati nel suo omicidio. Una giovane donna, madre e al tempo stesso vittima, ha dovuto affrontare minacce continue e un’escalation di violenza che, purtroppo, non sono state adeguatamente contrastate dalle autorità competenti.
Vanessa Ballan, i ricatti del killer: “Ti rovino la vita”
Vanessa aveva già segnalato al 25 ottobre comportamenti aggressivi e persecutori da parte del suo aggressore, tra cui violenza sessuale, violenza domestica e estorsione. Nonostante le sue richieste di aiuto, la situazione non migliorò. Il suo assassino, Bujar Fandaj, la perseguitava incessantemente, arrivando a ucciderla con otto coltellate al petto mentre era incinta di due mesi.
Gli investigatori hanno trovato prove dell’ossessione di Fandaj: lettere d’amore scritte su fogli A4 e una maglietta con stampata l’immagine di Vanessa. Questi oggetti sono stati scoperti nel vano portaoggetti del suo furgone, appartenente alla sua azienda, la “7 Color“. Questi ritrovamenti indicano i tentativi dell’uomo di esercitare pressione su di lei.
“Fandaj era ossessivo e inquietante”
Le minacce di Fandaj erano chiare ed esplicite. In un messaggio scriveva: “Vanessa amore mio, ti voglio tanto bene, ti prego torniamo come prima. Sei la mia bellissima”. Vanessa, per paura che il suo compagno Nicola Scapinello venisse a sapere, cancellava immediatamente questi messaggi.
Il comportamento di Fandaj era ossessivo e inquietante: pedinamenti, appostamenti vicino all’asilo del figlio di Vanessa e persino insulti pubblici e spintoni. Questo quadro di stalking è stato dettagliatamente descritto dal giudice Carlo Isidoro Colombo, il quale ha convalidato l’arresto di Fandaj basandosi sulle indagini condotte dai carabinieri del Reparto operativo, diretti dal colonnello Marco Turrini, e dal pubblico ministero Michele Permunian.
Questo caso sottolinea la necessità di una maggiore attenzione e di una risposta più rapida e efficace da parte delle istituzioni nei confronti della violenza di genere e dello stalking. La storia di Vanessa rappresenta un triste esempio di come, nonostante gli allarmi, possano verificarsi conseguenze fatali senza che “nessuno muova un dito”.